giovedì 5 luglio 2012

DESIDERATA n° 5


Microgalleria dellʼaccademia

Monica Renzi, Diagnosi riservata , marzo - aprile 2012

Monica Renzi realizza un’installazione nell’ambito del work-in-progress Desiderata Exquisita, allestendo, all’interno della MICROGalleria, uno spazio che lei stessa definisce “estremamente bianco”, volutamente asettico e destinato a ospitare il rito privato di un pasto desiderato e impossibile: il suo. Per Monica, affetta da morbo celiaco, da dieci anni la tavola è come un campo minato, che necessita di una decontaminazione per consentirle di alimentarsi. Il muro perimetrale della MG isola e protegge l’intimità di questo rito dallo spazio pubblico del terzo piano dell’accademia, accessibile e visibile a tutti, “anche a coloro che sono semplicemente di passaggio”, e a ognuno di loro Monica offre in assaggio una personale, inedita, “ricetta”.
 

Vittoria Biasi, Il banchetto, il senso, il bianco

Da sempre tra le immagini del mondo commensurabile e sulla soglia della percezione il bianco ha scritto la favola in cui distanza e fuggevolezza magicamente creano la loro rete. Nel nuovo millennio di grandi conquiste spaziali, tecnologiche, di attraversamenti artistici, di avanguardie monocrome, l’imprendibilità del bianco aleggia comeun faro in lontananza, avvolto tra le densità della nebbia. Mescolando acqua e farina, con un’alchimia semplice, di ritualità quotidiana Monica Renzi, ancora giovanissima, si confronta con la stesura e la costruzione di elementi bianchi: allestisce un banchetto, conduce nel mondo del bianco le nuance, le forme linguistiche, le possibilità emotive e sonore degli oggetti. Forse il progetto bidimensionale dell’interno bianco cela un pentagramma, una musica! Forse ci vuol far domandare se il suono di bicchieri o piatti colorati è differente da quelli che possono emettere se il loro colore è latteo! Nell’opera di installazione Diagnosi riservata Monica Renzi sperimenta l’ascensione mistica della materia proposta a tre livelli:oggettualità, trasparenza, odore. E’ lo spettacolo di un mondo che trasforma gli impulsi in energia. La trasparenza è immersa nel bianco: determina lo shock visivo, indaga il peso dell’inconsistenza del mondo dietro cui si cela il moto segreto, l’alchimia del profondo. Il profumo avvolge lo spazio, ne determina la sollecitazione erotica, sacralizzando il luogo in cui si celebra il banchetto. Il cibo è l’allegoria dell’amore, è il teatro e la festa del rapporto con la vita, con il corpo. È il luogo del senso. La rappresentazione del banchetto ha la sua tragicità nella consumazione, in cui inizio e fine, tradimento e passione si confondono. Un vecchio adagio racconta che quando si mangia si combatte con la morte. La coscienza inconsapevole di un discorso più ampio guida il principio (inteso come arché) estetico dell’estremo. Monica Renzi sfida la particolarità della sua esistenza, del suo essere celiaca offrendo il banchetto della diagnosi, invitando a cibarsi di distanza! L’analisi riservata è l’estremo del procedimento mentale e reale vissuto nella profondità delle rete fisica e psicologica della stessa artista, che trasforma il limite in senso, in quel quid di misterioso capace di elaborare, trasformare, tradurre in vita, in energia. Il banchetto Diagnosi riservata si inscrive nella storia dell’arte seguendo il filo del bianco, dell’opera-particola, su cui sono impresse ricette, divieti, distribuita agli invitati come partecipazione a cibarsi di un corpo altro, della realtà invisibile che guarda e attende.

 
 
 
 
 
 
 
  
 


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