DONI


DESIDERATA EXQUISITA, 2010
L’idea del work in progress DESIDERATA EXQUISITA è nata nel 2010, nel corso di una visita compiuta insieme con l'artista spagnola Maria Jesus Abad all’esposizione Dada e Surrealismo curata da Arturo Schwarz, dove erano esposti diversi esemplari di Cadavre Exquis che aprivano il percorso della mostra. Quei disegni e quadri enigmatici erano il risultato di una singolare operazione collettiva di proliferazione di immagini diverse il cui tangibile trait d’union consisteva in pochi segni che le collegavano in successione l’una con l’altra. Ne è nato un progetto espositivo ispirato a quella logica di montaggio, con l’intenzione esplicita di rendere problematici il lavoro artistico collettivo e l’incrementazione di forme e segni eterogenei. L’ipotesi era di sperimentare una modalità produttiva in cui il risultato del lavoro di un gruppo superasse le singole attribuzioni di ruolo, di gerarchia e di genere dei diversi autori, privilegiando piuttosto i collegamenti tra i singoli pensieri dei partecipanti e la trasformazione dei segni attraverso l’intervento delle diverse “mani” e dei diversi desideri di ciascuno di loro.

Questa pratica di lavoro è entrata in relazione con il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 e con ciò che questo evento ha rappresentato per le vite di tante persone che lavorano e vivono in quella città ferita. Al centro dell’intera operazione è il tema dell’insorgenza e del cambiamento dei desideri in occasione di un evento improvviso e tragico che sconvolge gli orizzonti, le prospettive e le speranze di vita di unʼintera comunità.  Quale terremoto anche metaforico della vita ha cambiato radicalmente la nostra esistenza e quali desideri ci sono rimasti? Un terremoto esogeno può essere portatore di un cambiamento interno nel futuro di un singolo individuo e nell’organizzazione di una nuova comunità?  Ci costringe a elaborare nuove strategie e ad accogliere l’intervento degli altri? 
Soprattutto ci si chiede se sia possibile oltrepassare le linee di confine che limitano gli spazi di chi ha subìto una catastrofe: l’intimità, la casa, la città, il territorio geografico. Con questa domanda il progetto si è aperto alle università e accademie di altri paesi, con la curiosità di trovare risposte, esperienze simili e diverse, singole e condivise.  In questa prospettiva le mostre nelle diverse sedi sono diventate snodi dai quali si è ramificato l’intero progetto: senza una tappa finale, con tanti momenti di raccordo per un lavoro futuro.

Finora sono state realizzate 7 fasi:
DESIDERATA EXQUISITA 0
DESIDERATA EXQUISITA n°1
DESIDERATA EXQUISITA n°2
DESIDERATA EXQUISITA n°3
DESIDERATA EXQUISITA n°4
DESIDERATA EXQUISITA n°5
DESIDERATA EXQUISITA n°6
DESIDERATA EXQUISITA n°7

DONO, 2008-2010
Il work in progress DONO, iniziato nel 2008 e concluso nel 2010, è stato attraversato dall'evento tragico del terremoto dell'Aquila. Con questo progetto si sono  voluti ripensare i concetti di ospitalità e di identità individuale e collettiva, coinvolgendo artisti e studenti che gravitano intorno a un determinato spazio espositivo, in questo caso quello della MG.
IN DONO (Castelvecchi, 2010) è il  testo che documenta l'intero work in progress, con i contributi di Maria Teresa Carbone, Massimo Carboni, Marco Dotti, Roberto Esposito, Teresa Macrì, Lea Mattarella, Pietro Montani, Enrico Sconci, Beppe Sebaste, Franco Speroni. L’invito che viene fatto ad ogni artista-ospite di proporre un progetto per la MG, induce infatti a soffermarsi sulla questione dell’ospitalità cui l’invito stesso dà vita: l’apertura della dimora all’altro, i rituali di reciprocità e di scambio tra gli ospiti, il gesto di accoglienza del nuovo, il confine tra spazio pubblico e non pubblico.  La ricerca su questo tema è iniziata nel 2003 con l’invito rivolto a Nojiri, maestra giapponese del cerimoniale del tè.
Il work in progress si è sviluppato in tre fasi:

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