domenica 9 maggio 2021



Passaggi di stato

di Federico Seppi 


Federico Seppi, Svellere, 2019, Parco degli alberi sacri - Livo (Val di Non-TN), albero caduto e rame ossidato, 10x4x4 m.



Il mio intervento in merito al tema La natura dell’arte, l’arte della natura s’intitola Passaggi di stato. Un passaggio di stato è una trasformazione dello stato fisico di una materia. Essi evocano una peculiare fenomenologia del naturale, ne esemplificano la profonda realtà dinamica e metamorfica ed imprimono una visione della Natura come stato generativo continuo. Lo stesso passaggio di stato è un tipo particolare di metamorfosi che si verifica come effetto di un’influenza tra materia e ambiente. Questa dinamica implica, come condizione del processo generativo, una radicale relazionalità tra soggetti e contesti. Infine, questa mutazione fisica data dall’alterazione dei legami particellari, racconta di un mondo fluido, di una mescolanza tra microscopico e macroscopico, così come mescolato lo vedo anch’io, nella mia ricerca artistica. 1. L’arte della natura Durante un inverno, a vent’anni, di ritorno a casa da Venezia, dove frequentavo l’Accademia di Belle Arti, avviai una delle prime sperimentazioni artistiche tra arte e natura che da quel momento in avanti influenzò l’intera mia ricerca. Natural process nacque durante una tra le tante camminate nei dintorni di casa mia, verso il bosco, lungo il rio da noi chiamato Diavola. Giunto al torrente, tra gli alberi di nocciolo che ne costeggiavano le sponde, ne trovai uno, rivolto a terra, molto probabilmente caduto sotto il peso dell’ultima nevicata. Natural process non è soltanto un’opera né una performance, ma coniuga in sé entrambi gli aspetti, è un’opera-azione poetica, in cui sia gli aspetti processuali di creazione quanto lo statuto di opera effimera contano. A partire dal giorno in cui trovai l’albero caduto, per numerosi giorni dopo, tornai al rio, mettendo in atto una semplice azione: quella di immergere parte dei suoi rami nelle acque gelide della Diavola. La ritualità di questa azione portò, nel tempo, alla formazione di strati di ghiaccio che stavano sulle estremità dei rami come sue foglie, foglie di ghiaccio di un albero caduto. L’opera consisté nell’avviare un processo poi portato avanti in autonomia dalla natura, facendo dei suoi elementi - in questo caso l’acqua, il ghiaccio e i rami – e delle circostanze atmosferiche - la rigidità delle temperature – i coautori di Natural process. A partire da quell’inverno del 2010, potrei parlare della mia ricerca artistica come un lavoro svolto «nella natura con la natura stessa» . Un processo d’immersione nella vita immediata, quotidiana, dei luoghi che abito. Un abitare che si compie come esercizio estetico di contemplazione, avventura e riscoperta, di recupero di materiali autoctoni e, alle volte, di scarto. In questo senso, «la mia ricerca si basa sull’esperienza diretta di contesti e dimensioni che descrivono del naturale ciò che è più quotidiano» e fa di quel ventaglio di fenomeni fisici e atmosferici, di «tutte quelle condizioni o processi o eventi che si manifestano costantemente nella fisicità dei corpi naturali […]» come loro traccia o loro effetto, l’oggetto di sperimentazione artistica per mezzo dell’uso e indagine di materiali naturali quali legno, rame, argento, ghiaccio. Le opere che ne derivano sono come «un artificio organico reso alla natura come lascito, di cui essa altera la pelle, secondo sembianze transitorie scolpite da temperatura, umidità e luce […]» . I materiali delle mie opere sono una materia viva che muove la forma, influenza le cromie delle mie opere, le riporta nello scorrere del tempo. Il legno respira, si dilata, si muove, possiede un’intensa qualità narrativa: una capacità di articolare, sottopelle, con le sue venature, il racconto di un tempo vissuto. Ed è proprio quel vissuto, che cambia la sostanza di quel tempo, che determina una variazione così amplia dei suoi segni: quello che il legno registra nella variegata distanza tra un anello e l’altro, non è solo un tempo quantitativo ma qualitativo. Spesso, nelle mie sculture, questi segni sono rilevati e mantenuti in una coincidenza di contenuto e contenitore, significato e qualità plastiche del materiale, secondo una sorta di archeologia del segno che diviene astratto ma di cui la materia stessa è espressione. Il rame, invece, per «la sua capacità di trasmissione di energia diventa centrale nel mio lavoro sull’ossidazione dei materiali: la materia non guida più soltanto la definizione della forma, bensì è valorizzata come entità dinamica ed estetica che vive di vita propria» . Tramite il processo di ossidazione, accelerato dal mio intervento, si dà seguito ad una variazione nella composizione chimico-fisica del metallo: la soluzione in cui il sale funge da ponte accelera e prosegue l’ossidazione che è già innescata dall’umidità presente in ambiente. In questo caso la radicale relazionalità tra materiale e ambiente si visualizza secondo cromie variabili date dalla trasmissione di energia. Similmente, la foglia argento, per i suoi modi di rifrarre la luce - una rifrazione che rende la luce plumbea, che la tinge per osmosi dei colori che l’attorniano, che la varia tra imbruniture e albori a ricalcare nella memoria gli effetti atmosferici d’alta montagna - esplicita quella simbiosi tra materia e ambiente, soggetto-oggetto-contesto che confluiscono in un’ibridazione reciproca. Infine, il ghiaccio, nel suo passare di stato diviene metafora dell’esistenza nella sua continua metamorfosi, un «corpo-contenitore in continuo fluire» . Proprio nella sperimentazione di questi materiali il mio discorso artistico prosegue nutrito da una forte sensibilità ambientale. 2. La natura dell’arte L’arte comincia con un modo d’essere nella vita, si nutre di esperienza per sentire la vita, sentirla vissuta e vivente. Reinterpretando un autore a me caro, direi che ciò che tento è di parlare di Natura senza ch’essa perda vigore per via di un eccessivo addomesticamento . Ogni opera vuole mantenere questa rapidità di accesso all’osservatore, facendosi sintesi di realtà e situazioni comuni, ma che, ricontestualizzate, si caricano di una presenza evocativa e poetica che riportano a prestare attenzione, ad un qui e ora in cui risvegliare sensi e spirito in «un duplice movimento di restituzione: della natura all’arte e dell’arte alla natura» . In quest’ottica cerco di riportare l’attenzione su ciò che ci circonda con opere che invitino alla contemplazione, tramite un’arte che ricomprende in sé la Natura, incorporandone i modi, le sembianze, i processi e ne evochi la forza vitale, capendo, forse, che cultura e natura si fanno entrambe, insieme, nella vita di ogni giorno, in una reciproca mescolanza tra ambiente e viventi . Questa migrazione del Naturale di cui ho appena accennato, in reazione ad una cultura che si nutre solo di sé stessa , riporta l’arte nella sua collocazione reale, la rilega alla condizione esistenziale dell’uomo. Oggi, ciò che sento con più urgenza, il primo dato reale, esistenziale, legato ad un qui ed ora non solo individuale ma anche collettivo, sono i cambiamenti climatici di cui l’urgenza del tema ecologico «si trasferisce sul piano estetico» con opere non di denuncia «ma che si offrono come custodi della poesia della natura» invitando il fruitore «ad ammirare, la forza di uno sguardo nuovo, limpido e seduttivo sul mondo» che muta il senso della nostra presenza. Nel caso della mia ricerca artistica, quindi, situarsi e «fare conoscenza, per avvicinarsi alle dimensioni della natura e a quelle umane» , di loro le più concrete, materiali, immanenti, riguarda anche il momento di creazione, soprattutto se il momento creativo non si limita all’ideazione ma si confronta nella produzione della propria opera. In questo modo si sviluppa una conoscenza che affianca al razionale il pratico, all’intuito l’esperienza, all’emozione il sentimento e lo spirito, nell’ottica di un superamento dell’ordine gerarchico tra modalità conoscitive ma anche di ambiti di competenza e restituisce valore al fare artistico come produttore esso stesso di conoscenza, coscienza e scambio relazionale. Così, come per reciproco contagio, più indago l’universo naturale e più incontro me stesso, includendo il mio corpo e gli aspetti processuali del lavoro come percorsi indispensabili. Un altro aspetto importante è la relazione tra arte e memoria di cui Svellere ci offre un esempio. Questo grande albero è uno di quelli abbattuti da Vaia . In quest’operazione dopo il prelievo in loco, l’albero è stato prima di tutto scortecciato perché fosse preservato dal bostrico, un insetto che s’inserisce sotto corteccia riducendo il flusso della linfa dunque la capacità di fotosintesi della pianta. Questo scheletro nudo è sospeso a mezzaria, fissato nel suo cadere, sotto il peso di una goccia in rame battuto, incastonata tra i rami, in memoria dell’evento accaduto. La goccia richiama la potenza scatenata dalla tempesta, ma resta ugualmente simbolo di vita e di un ordine naturale di fronte al quale ci troviamo sopraffatti per l’accelerazione di cambiamenti climatici che cominciano a mostrarsi nella loro potenza effettiva, anche nelle nostre regioni montane. Sono, dunque, partecipazione, celebrazione, preservazione e testimonianza le azioni intraprese tra Arte e Natura, in simbiosi con il territorio in cui vivo. Inoltre, coniugando conoscenza ed esperienza l’arte si fa ricerca: esplorando ciò che mi circonda, prendendo appunti dei paesaggi apparsi durante viaggi casuali, o durante spedizioni per documentarmi, andando a visitare i luoghi per assorbirne le atmosfere e fissarne i tratti, i dettagli, le apparenze. Ciò è stato fondamentale se penso alle opere presenti in "Icebreaker", mia prima personale, curata da Giovanna Nicoletti, a Boccanera Gallery di Trento . Se l’interesse verso la morfologia dei territori cominciò già a partire da lavori come Studi di Paesaggio e Valle Sospesa, nell’ultima mia ricerca essa si coniuga ad un’attenzione particolare rivolta alla luce. I ghiacciai alpini sono l’oggetto di studio sul campo da cui parte l'elaborazione dell'arco narrativo segnato da "Icebreaker". In quest'esposizione, i segni che producono opere come Stelvio sono appunti grafici, graffi e cancellature, segni-affetto che raddoppiano e schivano continuamente il soggetto a cui si riferiscono. In opere come queste il tratto grafico provoca, sulla forma del ghiacciaio, una nuova morfogenesi, in un confluire di invenzione e intuizione, in cui il tratto indica, nel proprio andamento processuale, l'emergere di una mappatura del ghiacciaio come organismo in tensione. In queste opere i ghiacciai sono corpi resi instabili e vibranti dall'erosione per graffiatura della foglia argento che moltiplica esponenzialmente i punti di rifrazione della luce. Ed è l’integrazione tra luce e ambiente a restituire, per simulazione, le sensazioni atmosferiche avute sul campo, e ad alternare vedere e visione. Di fronte a Superfici Sospese, con la combinazione della luce in parte rifratta e in parte assorbita dalla foglia argento, con le linee scolpite sottilissime come un segno grafico, nonché con le dimensioni di queste pareti alte più di tre metri, lo spazio assume una sorta di virtualità temporale. Un’atmosfera che dilata la percezione della nostra presenza, creando un punto di collisione tra le consuetudini percettive che strutturano il luogo comune di una natura intesa come concetto e l’apertura smisurata dell’immanenza in cui i ghiacciai figurano «la potenza della natura sintesi del tempo atmosferico, di quella natura capace di trasformare gli elementi, dalla roccia alla vegetazione, e allo stesso tempo di conservare la memoria degli eventi e degli esseri che lo hanno attraversato […]»



1°Grenzländer, Terre di confine, catalogo della mostra a cura di Giovanna Nicoletti, Boccanera Gallery, 2018, p. n. n. 
2°Icebreaker, catalogo della mostra a cura di Giovanna Nicoletti, testi di Chiara Casarin e Giovanna Nicoletti, Boccanera Gallery, 2021, p. n.n. 
3°A cura di Francesca Fattinger, Federico Seppi: un approccio ecologico ed estetico alla natura, in Franz Magazine (consultato il 29/04/2021) 
4°Be the difference… With Art!, catalogo della mostra a cura della Commissione Arte Rotary Club Asolo e Pedemontana del Grappa, 2019, p. n. n. 
5°Federico Seppi, Materia Viva, tesi di diploma di II livello accademico in scultura, Accademia di Belle Arti di Venezia, a. a. 2018/2019, relatrice Raffaella Miotello, p. 42 
6°Icebreaker, op. cit., p. n. n. 
7°Henry David Thoreau, Camminare, Piccola Enciclopedia, SE, Milano, 1999. Mi riferisco alle righe in cui Thoreau, chiedendosi quale letteratura darebbe espressione alla Natura, disse «Poeta dovrebbe esser colui che […] sa risalire all’origine delle parole ogni qualvolta le usi, trapiantandole sulla pagina con la terra ancora attaccata alle radici», p. 43 
8°Federico Seppi, op. cit., p. 20 
9°Sul rapporto tra ambiente-viventi si veda Emanuele Coccia, La vita delle piante, Metafisica della mescolanza, Il Mulino, Bologna, 2020 
10°In ricordo della lettura di Francesco Arcangeli, Corpo, azione, sentimento, fantasia, Lezioni 1967-1970, Vol. II, Il Mulino, 2015 
11°Camilla Bertoni, Seppi narra i ghiacciai. Natura, arte e poesia alla Boccanera Gallery, Corriere del Trentino, 2021, 29 aprile, Spettacoli, p. 11 
12°Icebreaker, op. cit., p. n. n. 
13°Ibid. 
14°Tempesta del 26-30 ottobre 2018 è un evento che si è verificato sul nordest italiano (interessando quasi essenzialmente l’area montana) a seguito di una forte perturbazione di origine atlantica che ha portato sulla regione persistenti piogge a partire dal 26 ottobre 2018. A questo si è aggiunto anche un fortissimo vento caldo di scirocco che, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto di milioni di alberi con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. 
15°Icebreaker, a cura di Giovanna Nicoletti, testi a cura di Chiara Casarin e Giovanna Nicoletti, Boccanera Gallery, Trento, marzo – giugno 2021 
16°Icebreaker, op. cit., p. n. n.



Natural process, 2010, rami, ghiaccio, acqua, dimensioni variabili

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